L’inizio della mostra e la forza del mistero
Nello Spazio culturale Nuova Sant’Agnese inaugura alle 16 la mostra “Damnatio Figuræ. Dalla negazione dell’immagine al ritratto” (ingresso libero). L’esposizione proposta dalla Fondazione Alberto Peruzzo nasce dalla contemplazione dell’opera “Senza titolo” di Jannis Kounellis, che allude a una crocifissione e alla sofferenza, ma senza presentare il corpo di Cristo. L’artista qui attua una “poetica del segreto”, del mistero delle cose. Verso la drammaturgia e la teatralità, dove anche l’assenza della figura è potente e tragica.
Il senso profondo di damnatio figurae
“Damnatio figurae” si riferisce a una negazione delle immagini, un tema che si ricollega a dibattiti storici non solo sull’iconoclastia, ma in generale sull’uso delle rappresentazioni visive. Partendo da questi presupposti, cogliendo lo spunto dato dall’importanza e dal significato della presenza o meno del volto e della figura umana, la selezione in Navata riunisce le opere dei 5 artisti Thorsten Brinkmann, Aron Demetz, Nicola Samorì, Mariano Sardon, Manolo Valdes che, in modi diversi, hanno lavorato attorno all’assenza o al celamento dell’espressione umana, senza arrivare all’iconoclastia.
La ricchezza dei ritratti e dei volti
In Sacrestia, per contrapposizione, sono presenti una serie di ritratti contemporanei di grande importanza, anche iconografica, ma con un’impostazione più classica. Dalla regina di Andy Warhol alle donne di Wesselmann e Casorati, da Baechler a Chia, da Music a Ida Barbarigo, fino ad un singolare Max Ernst rappresentano il volto e la figura umana, declinando il tema in una molteplicità di forme. Completa l’allestimento l’installazione di Maurizio Cattelan, Stadium.
Il ritratto come specchio sociale
Da quando il ritratto è diventato, con l’avvento della fotografia, sempre più una riflessione sull’identità delle persone, più che una rappresentazione fisica, cruciale diventa saper rappresentare il ruolo che abbiamo nella società, la nostra personalità data anche dal nostro sistema di relazioni. In questo contesto l’opera Stadium diventa il palcoscenico dove le persone mettono in scena dei ruoli.
A cura di Paolo Braghetto
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